Numéro |
Volume 5, 2015
38th World Congress of Vine and Wine (Part 2)
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Numéro d'article | 05001 | |
Nombre de pages | 7 | |
Section | Viticulture | |
DOI | https://doi.org/10.1051/oivconf/201505001 | |
Publié en ligne | 12 août 2015 |
Il contributo dei fertilizzanti all'effetto serra nella filiera vitivinicola
1 DEc. Dipartimento di Economia, Università G. d'Annunzio Pescara, Italia
2 Valagro SPA, Atessa, Italia
La filiera vitivinicola è una attiva produttiva che non può essere considerata esente impatti ambientali correlati. Come è noto nel ciclo di vita del vino la fase più impattante è quella agricola. Ciò a causa dell'utilizzo dei combustibili fossili per i macchinari agricoli, dei prodotti fitosanitari per la protezione della vite e per l'uso di pratiche di fertilizzazione per il mantenimento di alte rese per ettaro. Un aspetto importante è quello legato alle emissioni di gas ad effetto serra (GHG) in un'ottica di ciclo di vita del prodotto. Le pratiche di fertilizzazione del terreno in ambito viticolo prevedono la somministrazione di azoto, fosforo e potassio e altri microelementi (Mg, Fe, Bo, Zn, Cu), tali da garantire livelli produttivi adeguati alle necessità della azienda agricola. Tale quantitativo varia in base alle caratteristiche del terreno, come ad esempio il contenuto in sostanza organica. In questo studio, sulla base delle pratiche frequenti a livello regionale (Abruzzo), è stata comparata la possibile gestione di un vigneto (Montepulciano) secondo due principali modalità di concimazione. La prima secondo le pratiche del disciplinare della Regione Abruzzo, e nella seconda attraverso una gestione standard e con un apporto di 600 Kg di fertilizzante NPK. Dall'analisi dei dati è emerso che la pratica della fertilizzazione rappresenta una componente molto importante in termini di emissioni di GHG. Si nota che le due tecniche operative mostrano che il solo utilizzo di prodotti NPK genera un quantitativo di emissioni superiore di circa il 30% alla procedura con NPK e trattamenti fogliari. Questo risultato è da attribuire principalmente al ridotto utilizzo di concimi NPK e in parte al fatto che i quantitativi di prodotti fogliari utilizzati (2–3 l/ha per singolo trattamento) sono di gran lunga inferiori rispetto ai concimi granulari standard di tipo NPK.
© Owned by the authors, published by EDP Sciences, 2015
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